ROMA — La stagione della caccia è finita. Da oggi le doppiette resteranno in forzato riposo. Fosse per gli animalisti (e per la maggioranza degli italiani, come certificano diversi sondaggi) la tregua sarebbe a tempo indeterminato. Ed è proprio la Lac (Lega per l’abolizione della caccia) che riporta il bilancio delle vittime indirette di questi cinque mesi di attività venatoria, prede a parte: 35 morti e 73 feriti, totale 108. Cacciatori, ma non solo, 14 sono persone rimaste coinvolte per caso negli incidenti, magari durante una passeggiata nei boschi o una pedalata ecologica. L’Enpa (protezione animali) rileva come chi imbraccia il fucile «alimenti anche il fenomeno di abbandoni e maltrattamenti» dei cani. Secondo Massimo Vituri della Lav (lega antivivisezione) «è ora che la politica legiferi tenendo democraticamente conto dell’interesse della gran parte dei cittadini» . La Lipu (protezione uccelli) denuncia continue violazioni delle regole da parte di molte regioni. Il nostro paese infatti, incorso in una procedura di infrazione europea per l’eccessiva liberalizzazione della caccia, ha introdotto norme restrittive e maggiori tutele per alcune specie selvatiche durante la stagione migratoria e nei periodi di riproduzione. «Ma alcune amministrazioni hanno finto di adeguarsi per poi ripristinare all’ultimo momento i vecchi calendari» accusa la Lipu assegnando la maglia nera a Puglia, Lazio e Calabria. Ribadisce il suo impegno Michela Vittoria Brambilla, ministro per il Turismo dichiaratamente animalista. «Sono certa di interpretare il sentimento degli italiani che, secondo anche gli ultimisssimi dati Eurispes sono nettamente contrari alla caccia. Soltanto il 17,8 per cento la considera accettabile, in linea con il sondaggio Ipsos per cui oltre l’ 80%ritiene che vada abolita o limitata. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge con cui chiediamo di abolire l’art. 842 del codice civile che attribuisce ai cacciatori la facoltà di accesso nei fondi privati, in violazione del diritto di proprietà privata garantito dalla Costituzione. E poi intendiamo raddoppiare le distanze da cui è lecito sparare e che oggi sono soltanto di 50 metri dalle strade e 150 dalle abitazioni. Un primo passo verso un regime in cui la caccia sia sottoposta ad una doppia autorizzazione, quella statale e quella del proprietario del terreno. Perché oltre alla salvaguardia degli animali è giusto tutelare il diritto del cittadino a non essere impallinato per sbaglio, magari mentre fa una passeggiata o mentre si affaccia al balcone di casa sua» . Quanto alle inadempienze regionali, la Brambilla cita il caso più recente della Puglia «che ha prolungato al 30 gennaio la caccia a tordo e beccaccia, violando la direttiva europea e la normativa italiana, senza peraltro tenere conto delle raccomandazioni dell’Ispra (istituto italiano per la fauna selvatica). Le continue violazioni comportano procedure di infrazione e sanzioni che alla fine gravano sui contribuenti» .
fonte:ASSI NEWS
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