mercoledì 10 novembre 2010

Spike bastonato e seviziato, poi gettato in mare


Muggia (TS) - «Ho ucciso il mio cane perché ero rimasto senza soldi. Non avevo di che vivere dopo aver perso il lavoro». Lo ha dichiarato alla polizia di Muggia L.C., il giovane di 24 anni ”indagato” dal pm Federico Frezza per aver ucciso con crudeltà il suo American Bulldog di tre anni e mezzo, gettandone poi il corpo nel braccio di mare antistante il porticciolo di Muggia dopo aver zavorrato l’animale con sei chilogrammi di ferro legati al collare. L’inchiesta, anzi l’autopsia, effettuata da un veterinario dell’Istituto zooprofilattico di Udine, ha rivelato però che ”Spike”, questo il nome del povero cane, non è morto annegato, bensì per le percosse e le sevizie gli erano state inferte in precedenza dallo stesso padrone. Gettandolo in mare con la zavorra legata al collo, l’indagato sperava di far scomparire, assieme all’animale, ogni traccia delle violenze che avevano ucciso l’American Bulldog. Se la carcassa di ”Spike” fosse rimasta ancora per qualche giorno sott’acqua, la prolungata immersione avrebbe reso impossibile ogni ricostruzione dell’accaduto. In sintesi l’indagato l’avrebbe fatta franca. Invece il corpo è riemerso, è stato visto galleggiare grazie all’uso di un binocolo ed è stato ricuperato dagli agenti della polizia. L’identificazione del proprietario - peraltro in cura da uno psichiatra- è stata resa possibile grazie al microchip e alle testimonianze di alcuni vicini di casa. L’indagato, assisto dall’avvocato Sergio Mameli, ha anche spiegato agli inquirenti che da alcuni mesi, da quando era rimasto senza lavoro e senza soldi, aveva tentato invano di regalare ”Spike” a qualche altra persona che fosse in grado di accudirlo e di volergli bene. Ma, secondo il racconto dell’indagato, nessuno lo aveva voluto a causa del carattere difficile e aggressivo. Il giovane ha anche escluso di aver picchiato ”Spike”. Ha anche ammesso che nello scorso luglio il bulldog si era lanciato sul lungomare di Muggia addosso a un altro cane e lo aveva morso. «L’avevo preso per il collo e gli avevo stretto i testicoli in modo da farlo desistere. Escludo di averlo maltrattato». Secondo l’articolo 544 bis del Codice penale l’indagato rischia da tre a diciotto mesi di carcere. In pratica dal momento che risulta incensurato l’eventuale condanna sarà pronunciata col beneficio della condizionale.

fonte:il piccolo

2 commenti:

  1. 6 Kg di ferro legate alle palle di questo l.c.
    schifoso bastardo!

    Irene

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  2. incensurato.-..beneficio condizionale...un gran cazzo, deve essere preso a bastonate nelle palle sto gran figlio di una m.....ta

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