Il personale del Nucleo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale
(NIPAF) di Parma, allertato dalla segnalazione di una dipendente
dell'anagrafe canina di un Comune della Provincia di Piacenza, ha
scoperto la truffa compiuta dal gestore di una struttura adibita a
ricovero e pensione per cani situata nel comune di San Secondo in
Provincia di Parma, un veterinario denunciato anche per esercizio
abusivo della professione veterinaria.
Le indagini hanno evidenziato
in diversi Comuni dell'Emilia Romagna l'illecito pagamento al canile del
mantenimento per cani che invece non erano più presenti nella struttura
perché adottati o addirittura deceduti anche anni prima. I Comuni
truffati sono complessivamente otto e il raggiro è stato favorito anche
dalla distanza dei Comuni stessi dal canile che confidavano nel rapporto
fiduciario col veterinario per il controllo della movimentazione dei
cani.
Il trucco era semplice: i randagi che effettivamente erano
stati recuperati in diversi Comuni della regione, da Bellaria (RN) ad
Alseno (PC), venivano trasferiti presso la struttura di San Secondo per
essere successivamente dati in affido a privati. Quando però venivano
realmente affidati o morivano, il veterinario che gestiva il canile non
comunicava l'avvenuta adozione o la morte ai Comuni continuando a
percepire la retta per il loro mantenimento. A seconda della convenzione
la retta ammontava a circa tre euro al giorno per esemplare.
Dall'analisi
della documentazione sequestrata sono state scoperte irregolarità sui
registri, cancellature e false dichiarazioni che attestavano il
conferimento dei cani mesi o addirittura anni dopo rispetto a quando
fossero realmente usciti e non più in carico alla struttura. Le
indagini laboriose hanno consentito di smascherare la truffa che, per i
soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro.
Le ricerche,
dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale
di Parma dr.ssa Lucia Russo, hanno evidenziato anche documenti di
presunti affidatari totalmente contraffatti o rimaneggiati comportanti
il delitto di falso documentale.
Gli agenti hanno verificato,
inoltre, che il gestore della struttura, un veterinario piuttosto
conosciuto nella zona, risultava essersi volontariamente cancellato
dall'Albo professionale per raggiunti limiti di età contributiva e, pur
non essendo più iscritto all'ordine dei veterinari di Parma, continuava
tranquillamente ad esercitare la professione facendo operazioni
chirurgiche, inoculando microchip e prescrivendo farmaci. Per questo
motivo è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per abusivo esercizio
della professione medico veterinaria.
Il veterinario ha concordato
con il Pubblico Ministero il patteggiamento per truffa aggravata, falso
ideologico, falso materiale, falso in certificati e abusivo esercizio di
professione, per una pena complessiva di dieci mesi di reclusione e
poco meno di 500 euro di multa, pena sospesa per la condizionale.
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