lunedì 21 marzo 2011

Detiene cane ferito alla catena, rinviato a giudizio 55enne

Castel di Lama (Ascoli Piceno)- LA CATENA di ferro gli ha tranciato la carne tanto profondamente da dover essere rimossa chirurgicamente. La vittima è un cane di Castel di Lama, legato alla sua cuccia. Aveva il collo pieno di larve di mosche e completamente infetto, a causa del laccio di metallo che lo imprigionava.

Per questa orribile vicenda è stato rinviato a giudizio dal Gup di Ascoli Rita De Angelis M. A., 55 anni. L’uomo dovrà comparire in aula il prossimo 7 luglio per rispondere del reato di maltrattamento di animali. La vicenda risale allo scorso dicembre, quando il cane bianco e di media taglia viene salvato dalle guardie zoofile: per liberare la bestiola dal laccio hanno dovuto estrarre le parti di metallo che si erano incuneate nella carne del cane per un paio di centimetri.
Il reato di cui dovrà rispondere il 55enne è relativamente ‘giovane’, introdotto con la legge 189 nel 2004. Chi maltratta gli animali rischia fino a un anno di carcere e 15mila euro di multa, se li usa per combattimenti clandestini la multa sale a 30mila euro. Per il cagnolino di Castel di Lama la giustizia è riuscita a individuare un responsabile. Non è successo così a Toast, uno splendido bracco ospitato, e diventato la mascotte, in effetti, dal canile di Appignano e curato per mesi dopo che qualcuno, purtroppo non identificato, lo ha ricoperto di benzina e gli ha dato fuoco. La cosa disarmante di Toast è che nonostante l’inferno che ha attraversato, fa ancora le feste e dimostra ancora un carattere docile e allegro.
Tante le storie agghiaccianti raccontate da chi con gli animali vive tutti i giorni, come la dottoressa Alice Agnelli, presidente dell’associazione l’Amico fedele (www.lamicofedele.it). Ma il pericolo, spiega la dottoressa, non è solo nei casi eclatanti come in quello di Castel di Lama o come nella vicenda di Toast: "Quello che deve essere preso in considerazione dalle istituzioni - spiega la Agnelli, al lavoro nel canile di Ripatransone - è che anche la la concezione del cane-moda, o del cane-giocattolo, sono presupposti di forme di maltrattamento non riconosciute, e proprio per questo ancor più gravi. Parlo cioè dei tantissimi cani adottati o acquistati in modo inconsapevole, cani lasciati da soli in giardino da proprietari convinti che ‘tanto il cane ha più bisogno di spazio che di compagnia’, cani messi a catena perché altrimenti scappano, cani relegati sui balconi. Cani che fisicamente stanno bene - conclude - ma che psicologicamente sono morti".
Eleonora Grossi-fonte:il resto del carlino

Nessun commento:

Posta un commento