venerdì 10 dicembre 2010

La Cassazione: "Non è un reato uccidere un cane per evitare un pericolo imminente"


Non è reato sacrificare un animale per evitare "un pericolo imminente" nei confronti di una persona o di un altro animale. Lo sancisce la Cassazione nell'annullare, "perché il fatto non sussiste", una multa di 140 euro per uccisione di animali nei confronti di un 30enne di Salò, Samuel C. che per respingere l'attacco di un pastore tedesco che stava per aggredire il suo cagnolino, e nel pericolo di aggressione alla moglie, prese un fucile e lo uccise. Processato in base all'articolo 638 del codice penale, che punisce l'uccisione di animali, Samuel C. venne condannato a 140 euro di ammenda dal Tribunale di Brescia (sezione distaccata di Salò) nell'ottobre 2009.

Contro la condanna la difesa del giovane ha fatto ricorso in Cassazione, facendo notare che, nella concitazione del momento e nella paura che il cane di grossa taglia potesse aggredire la moglie e il suo cagnolino, aveva fatto fuoco agendo "in stato di necessità". La Seconda sezione penale - sentenza 43.722 - ha accolto la tesi difensiva e, annullando senza rinvio la sentenza impugnata, ha fatto presente che "nel concetto di necessità è compreso non solo lo stato di necessità vero e proprio, ma anche ogni altra situazione che induca all'uccisione o al danneggiamento dell'animale per prevenire o evitare un pericolo imminente o per impedire l'aggravamento di un danno giuridicamente apprezzabile alla persona propria o altrui o ai beni, quando tale danno l'agente ritiene altrimenti inevitabile".

Nel caso in questione, hanno annotato ancora i giudici, c'era una "situazione di pericolo imminente sia per il cagnolino già aggredito dal pastore tedesco sia per la moglie dello stesso imputato, intervenuta sul posto e che, verosimilmente, correva il rischio di essere coinvolta nella manifesta aggressività del cane pastore".

fonte:milano.repubblica.it

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