
Una vita dedicata agli animali maltrattati. Daniela Polo, 40 anni, da ben dieci passa ogni minuto del proprio tempo curando gatti e cani abbandonati. Come ha iniziato? «Una decina di anni fa ho conosciuto una volontaria dell'Ente Protezione Animali (Enpa), che dava da mangiare ai gatti abbandonati dai militari che avevano lasciato Forte Marghera. Piano piano, ho deciso di dare una mano». La passione è cresciuta. «Col passare del tempo siamo diventate un gruppo affiatato, l'attività è cresciuta e non sono più riuscita a farne a meno, fino a trascurare anche la famiglia. Se, ad esempio, il sabato sera sono fuori a cena e qualcuno mi chiama perché è stato trovato un animale ferito, investito o maltrattato, devo correre e lasciare tutto». Ma come riesce a conciliare vita e lavoro? «Ho lavorato in farmacia, ma appena finivo, ogni minuto libero lo dedicavo al volontariato. Poi mi sono iscritta a un corso per diventare guardia zoologica. Dopo l'abilitazione, in quanto agente di polizia giudiziaria, potrò segnalare notizie di reato al tribunale». Quindi adesso la sua attività in cosa consiste? «Ogni giorno vengo chiamata per maltrattamenti di qualsiasi genere di animale. Molti pomeriggi vengo al Forte, a fare volontariato con la colonia felina: do da mangiare ai gatti, li porto dal veterinario, tutto quello che serve. Ma non basta visitare un animale, bisogna instaurare un rapporto umano con le persone con le quali veniamo in contatto, che molto spesso hanno una storia carica di significato». Ricevete finanziamenti? «Facciamo tutto da soli e spesso quanto racimoliamo ai banchetti non basta: a volte investiamo il nostro stipendio per comperare medicine e cibo per gli animali». E' un sacrificio? «Risparmio sul cappotto o sul parrucchiere e quel che ho lo uso per gli animali».
Ma chi glielo fa fare? «La gioia di salvare gli animali, vedere che trovano casa, dei padroni che li amano: un cane o un gatto possono cambiare la vita a una persona che non ha una famiglia». La soddisfazione più grande? «Tempo fa ho trovato un cane che non era in buona salute: si muoveva poco, aveva le unghie attorcigliate. L'ho portato dal veterinario e lo abbiamo curato. Poi abbiamo visto che senza padrone non poteva vivere, erano in simbiosi. Ma il padrone non era in grado di prendersi cura di lui. Così abbiamo iniziato ad aiutare pure il padrone: lo abbiamo portato in clinica dov'è stato curato. E' uscito e ora non solo sta meglio, ma ci aiuta al forte dando da mangiare ai gatti: ha trovato qualcosa che lo fa sentire utile».
fonte:la nuova venezia
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