
I manifestanti si sono simbolicamente presentati in piazza coperti di pellicce, come se fossero degli animali. Alcuni si sono stesi per terra e altri si sono messi in alcune gabbie. In pratica, hanno organizzato una rappresentazione simbolica dei metodi utilizzati per ottenere le pelli degli animali e hanno allestito un gazebo presso il quale firmare la petizione per ottenere l’etichettatura delle pellicce.
Nel corso della rappresentazione, due volontarie si sono improvvisate moderne Crudelie DeMon che sfilavano con pelli di animali insanguinate. E ancora, due attivisti hanno tirato fuori dalle “gabbie” altri “animali” inscenando i metodi utilizzati per scuoiarli (anche da vivi).
E sì, perché stando a quanto affermato da Walter Caporale, presidente degli Animalisti, questi esseri vengono torturati nel modo più atroce possibile, vengono tenuti in condizioni aberranti, prigionieri destinati a una morte dolorosa. E poi tutto questo perché? Per far tesoro delle loro pellicce.
Per una soltanto sono necessarie le pelli di 20-30 gatti domestici, 15-20 cani, 30-40 conigli e procioni, oltre che di 200-400 scoiattoli, 180-240 ermellini, 130-200 cincillà, 30-70 visoni. Gli Animalisti quindi hanno deciso di dire basta e lanciare un appello al Governo affinché intervenga contro l’importazione e la vendita in Italia di pellicce di cane e gatto.
“Ogni anno il commercio di cani e gatti il cui pelo viene utilizzato per inserti di guanti, giocattoli, borse, cappucci e calzature, miete circa due milioni di vittime. Ma oggi è possibile evitare di alimentare questo business, la moda consente di avere tantissime alternative creative, originali e di qualità tali da non giustificare assolutamente la preferenza per le pellicce”, afferma Caporale.
fonte:ilquotidianoitaliano.it
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