Con
la condanna definitiva a 2 mesi e 10 giorni di reclusione pronunciata
dalla Corte Suprema di Cassazione, due veterinari Asl de L’Aquila,
Pierluigi Imperiale e Mauro Ponziani, sono stati riconosciuti colpevoli
nei tre gradi di giudizio dell’uccisione di nove cuccioli di cane,
adducendo l’incredibile scusa che non c’era posto in canile. Per loro
era una pratica, peraltro abituale e consolidata, e vi è stato il
contrario del ravvedimento dovuto attraverso dichiarazioni alla stampa.
I fatti risalgono alla seconda meta’ del 2004, quando Imperiale ordinò al proprio collega la soppressione di 9 cuccioli, per presunti motivi di “ordine pubblico” in base alla richiesta del proprietario del terreno dove vivevano gli animali, che invece aveva chiesto solamente un intervento per farli accudire da qualcuno. I cuccioli vennero uccisi con un’iniezione di Tanax eseguita dal dipendente della Asl su ordine del proprio dirigente.
Per questo i presidenti nazionali di Enpa, LAV, Lega nazionale per la difesa del cane e Oipa, preso atto del “silenzio assordante” dell’Ordine
provinciale dei Medici Veterinari de L’Aquila a precedenti singole
richieste, hanno scritto a tutti i consiglieri dell’Ordine e agli organi
della Federazione nazionale degli Ordini Veterinari, chiedendo la
radiazione dei due veterinari Asl che ancora oggi esercitano la
professione come se nulla fosse accaduto.
“Sono colpevoli di abusi, hanno compromesso gravemente la reputazione e
la dignità della classe sanitaria, hanno perso il requisito-base per
esercitare la professione, violando anche il Codice Deontologico dei
Veterinari”, scrivono i presidenti delle associazioni animaliste
nazionali.
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