venerdì 1 aprile 2011

Costringe un rottweiler a vivere in una gabbia con un cucciolo impiccato

TREVISO - «Hai ucciso un cagnolino! Per punizione lo vedrai penzolare sulla tua cuccia. Ogni giorno e ogni notte». Così il padre-padrone di un Rottweiler femmina, Lea il suo nome, aveva appeso il cucciolo di un bastardino, morto qualche giorno prima, legandolo con una corda ad una zampa e lasciandolo penzolare da una trave posta sopra il box rudimentale dove teneva Lea: una rete metallica a fare da recinzione di una specie di discarica. Dentro quel box di fortuna, con un pezzo di tetto in lamiera pericolante, c’erano frigoriferi, materiale di riporto, vecchie cucine. E lì viveva Lea. Per camminare il cane era costretto a percorrere perimetralmente il poco spazio a sua disposizione. Mentre il posto dove riusciva a stendersi per dormire, da qualche giorno era occupato da una terrificante presenza: quel cadavere del bastardino che mandava già uno sgradevole odore.

I controlli dei carabinieri del Nas, Nucleo per la tutela della salute, sono stati avviati dopo una serie di segnalazioni. E, a Paese, i militari dell’Arma si sono trovati di fronte ad una scena dell’orrore. Il rottweiler, custodito in spazi angusti e in scarse condizioni igieniche, aveva davanti agli occhi quella carcassa. Il padrone, un 55enne di Paese, che abita in una casa isolata con un ampio spazio a disposizione, è stato denunciato per maltrattamenti mentre il cane è stato sequestrato e portato al canile di Ponzano. L’uomo è stato altresì denunciato perchè il cane è risultato privo di microchip e della prescritta vaccinazione antirabbica. Sequestrato anche il corpo del cagnolino che è stato sottoposto ad una prima ispezione dal veterinario del canile, che non vi ha peraltro riscontrato alcun segno di predazione. Impensabile che un cane del peso di 40 chili possa aver ucciso un cagnolino del peso di 4 chili, senza lasciare alcuna traccia sulla carcassa.

Nei prossimi giorni i medici dell’istituto zooprofilattico dell’Usl 9 eseguiranno l’esame necroscopico e istologico sul bastardino, come disposto dal pubblico ministero Antonio Miggiani. Dovranno essere accertate la data e le cause della morte. L’uomo dovrà anche rispondere dell’omessa denuncia del decesso del cagnolino alle autorità sanitarie competenti.

Lea - a quanto riferiscono dal canile - è un animale timido ed è molto impaurito. Viveva un rapporto particolare con il padrone, riconoscendo in lui un capo-branco. E in quel terreno dietro la casa a Paese nessuno poteva mettere piede: era il regno incontrastato del suo padrone. Nemmeno la famiglia dell’uomo sapeva cosa si faceva. Brutalità che, per ora, non hanno alcuna spiegazione.


fonte:il gazzettino

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