17 gennaio 2011 - Avrebbero comprato veleno, per poi confezionare bocconi mortali con i quali uccidere i cani nella zona di Roccalbegna. È questa l'ipotesi di reato nei confronti di almeno sette persone indagate dalla Procura di Grosseto con l'accusa di maltrattamenti e uccisione di animali.
Gli uomini del Corpo Forestale con i colleghi della polizia proviciale hanno eseguito un blitz tra il Monte Labro e la zona di Piscinello. «Durante le perquisizioni - confermano gli investigatori - sono stati fatti alcuni sequestri». Saranno gli esami di laboratorio, affidati agli specialisti, a dire se quelle sostanze sono le stesse che hanno ucciso una decina di cani.
Quattro le denunce raccolte lo scorso anno riguardo al rinvenimento di cani morti in zone distinte del comune di Roccalbegna in località Le Capanne. Le cause di quei decessi, come accertarono le successive analisi effettuate dallo Zooprofilattico Sperimentale della Toscana, erano da attribuire all'ingestione di bocconi avvelenati preparati utilizzando parti di agnello e stricnina e metaldeide.
Per questo ieri mattina è stata organizzata l'attività di polizia giudiziaria congiunta tra il comando polizia provinciale, il Corpo forestale dello Stato di Grosseto con il supporto tecnico dell'Istituto Zooprofilatico Sperimentale di Grosseto.
Dalle 8,30 sono state eseguite, su delega della Procura di Grosseto, numerose perquisizioni all''interno di immobili e ruderi della zona, appartenenti a diversi proprietari, con conseguenti sequestri di materiali attinenti alle indagini e utili per il proseguimento dell'inchiesta. Al blitz ha partecipato anche un medico dell'Asl 9 che durante i sequestri all'interno degli allevamenti di pecore ha effettuato diversi prelievi sugli stessi animali. «Se nella zona è stato sparso veleno, le pecore - è l'ipotesi degli inquirenti - lo hanno mangiato».
«I reati per cui si procede - fanno sapere gli inquirenti - sono quelli di cui agli articoli 544 bis - uccisione di animali - e ter - maltrattamento di animali - del codice penale. Per questi reati il legislatore ha stabilito recentemente un inasprimento delle pene fino al punto di catalogare queste condotte tra quelle delittuose con pene di reclusione fino a 18 mesi».
Adesso saranno determinanti le comparazioni di laboratorio tra le sostanze trovate a casa degli indagati e quelle ritrovate all'interno degli animali uccisi lo scorso anno.
Federico Lazzotti – Il Tirreno
Gli uomini del Corpo Forestale con i colleghi della polizia proviciale hanno eseguito un blitz tra il Monte Labro e la zona di Piscinello. «Durante le perquisizioni - confermano gli investigatori - sono stati fatti alcuni sequestri». Saranno gli esami di laboratorio, affidati agli specialisti, a dire se quelle sostanze sono le stesse che hanno ucciso una decina di cani.
Quattro le denunce raccolte lo scorso anno riguardo al rinvenimento di cani morti in zone distinte del comune di Roccalbegna in località Le Capanne. Le cause di quei decessi, come accertarono le successive analisi effettuate dallo Zooprofilattico Sperimentale della Toscana, erano da attribuire all'ingestione di bocconi avvelenati preparati utilizzando parti di agnello e stricnina e metaldeide.
Per questo ieri mattina è stata organizzata l'attività di polizia giudiziaria congiunta tra il comando polizia provinciale, il Corpo forestale dello Stato di Grosseto con il supporto tecnico dell'Istituto Zooprofilatico Sperimentale di Grosseto.
Dalle 8,30 sono state eseguite, su delega della Procura di Grosseto, numerose perquisizioni all''interno di immobili e ruderi della zona, appartenenti a diversi proprietari, con conseguenti sequestri di materiali attinenti alle indagini e utili per il proseguimento dell'inchiesta. Al blitz ha partecipato anche un medico dell'Asl 9 che durante i sequestri all'interno degli allevamenti di pecore ha effettuato diversi prelievi sugli stessi animali. «Se nella zona è stato sparso veleno, le pecore - è l'ipotesi degli inquirenti - lo hanno mangiato».
«I reati per cui si procede - fanno sapere gli inquirenti - sono quelli di cui agli articoli 544 bis - uccisione di animali - e ter - maltrattamento di animali - del codice penale. Per questi reati il legislatore ha stabilito recentemente un inasprimento delle pene fino al punto di catalogare queste condotte tra quelle delittuose con pene di reclusione fino a 18 mesi».
Adesso saranno determinanti le comparazioni di laboratorio tra le sostanze trovate a casa degli indagati e quelle ritrovate all'interno degli animali uccisi lo scorso anno.
Federico Lazzotti – Il Tirreno
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