lunedì 22 novembre 2010
DODICI CAGNOLINI LASCIATI PER STRADA E UCCISI DALLA FAME
A Serramanna, in Sardegna.
Piccoli e affamati, indifesi e destinati a morte certa nonostante l'intervento dei volontari animalisti. È il crudele destino cui sono andati incontro i cuccioli di cane (oltre una dozzina) che qualcuno ha abbandonato, a Serramanna, vicino a un ambulatorio veterinario e alle abitazioni dei volontari. Nell'ultimo mese è accaduto tre volte. Le bestiole, con ancora il cordone ombelicale, sono morti nel giro di qualche giorno. Uccisi dall'incapacità di attaccarsi a un biberon o dalle infezioni, malgrado gli sforzi dei soci dell'associazione il Randagino che si è presa cura di loro cercando di sfamarli.
«La situazione è al limite: certi padroni abbandonano le cucciolate davanti alla porta del veterinario pensando che sia il posto più appropriato, ma così non è», denuncia Rosanna Spano, il presidente del Randagino che con gli altri volontari ha raccolto i cuccioli: «Noi non ci tiriamo indietro», precisa, «si sa che un cucciolo deve ciucciare ogni tre ore, anche di notte, e noi li aiutiamo a farlo». Sforzi che però nel caso di cuccioli appena nati sono inutili: «I cagnolini, col cordone ombelicale freschissimo, erano sfiniti e senza più la forza di nutrirsi e attaccarsi al biberon del latte», chiarisce il veterinario Fabrizio Defraia. E dove non è arrivate l'inedia, ci hanno pensato le infezioni a stroncare i piccoli cani abbandonati. «Qualcuno non aveva neanche fatto la prima poppata», insiste Defraia, «e si sa che le prime succhiate sono quelle che li riempiono di anticorpi e li preservano dalle infezioni».
Una mancanza che per i cuccioli equivale a morte certa, nonostante le cure di Rosanna Spano e dei suoi amici animalisti. «L'abbandono non è giustificato in nessun modo», precisa la presidente del Randagino, «ma chi non si vuole prendere cura delle cucciolate della propria cagna può comunque trovare una soluzione. Basta che ci contatti e noi lo aiuteremo a sistemare i piccoli, dandoli in adozione». Basta con gli abbandoni, però. «Occorre avere pazienza e non pensare che sia sufficiente uno schiocco di dita per risolvere il problema», sottolinea Rosanna Spano, «è necessario far nutrire dalla madre i cuccioli fino a quando diventano autosufficienti. Solo allora si può lavorare, e noi lo facciamo di norma, per pensare a un'adozione».
Ignazio Pillosu – L’Unione Sarda
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento