mercoledì 2 febbraio 2011

AIDAA, NEL 2010 RAPITI 6233 CANI DI RAZZA, DA CACCIA E TARTUFO

(ASCA)
Roma, 31 gen - Umbria, Toscana e Piemonte sono le regioni dove il fenomeno dei furti dei cani da caccia e da tartufo sono maggiormente diffusi. Anche qui come per gli altri cani di razza oggetto delle attenzioni dei rapitori sono i cuccioli o le femmine fattrici. Stando alle segnalazioni ricevute dal telefono amico AIDAA i cani appartenenti a razze da caccia e da tartufo rapiti o rubati nel corso del 2010 sono stati 6233 rispetto ai 5674 del 2009 e di questi i cuccioli rappresentano il 65-70% del totale.

Ovviamente - spiegano gli esperti del telefono amico - la scelta di rubare i cani in tenera eta' specialmente se si tratta di razze di cani da caccia o da ricerca di tartufo e' legata al fatto che gli stessi cani oltre a non essere ancora microchippati possono essere addestrati senza difficolta'. La scelta delle femmine e' chiaramente legata alle attivita' riproduttive. I cani di razza difficilmente vanno verso l'estero ma a ordinare ed organizzare i rapimenti sono spesso allevatori abusivi (da non confondere con gli allevatori seri e riconosciuti) che poi rivendono i cani magari sottoprezzo a bracconieri, cacciatori e cercatori di tartufi senza scrupoli.

''I rapimenti dei cani da caccia e da tartufo rappresenta una piccola nicchia nel grande marasma del fenomeno dei furti di cani e piu' in generale di animali, ma e' quello maggiormente redditizio sia perche' con i cuccioli rubati si possono trarre dei cani assolutamente addestrati e quindi rivenduti a prezzi importanti sia anche perche'- ci dice Lorenzo Croce presidente di AIDAA- si tratta di furti spesso fatti su commissione. Purtroppo il modo in cui spesso vengono tenuti i cani dai cacciatori nel centro Italia lasciati in capanni lontano dalle abitazioni e a volte anche in cattive condizioni generali - continua Croce - facilita il fenomeno dei furti in quanto gli animali vengono lasciati a loro stessi per quasi tutta la giornata spesso in zone isolate.

Purtroppo - conclude Croce - non e' facile spiegare ai cacciatori che occorre trattare il loro cane con la stessa passione con il quale trattano il loro fucile e che gli animali non sono solo esseri a cui sparare ma anche a cui voler bene''

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