venerdì 11 marzo 2011

RENZO BOSSI, MOZIONE CONTRO LA VIVISEZIONE

Renzo Bossi, il figlio del più famoso Umberto, non nomina esplicitamente l'allevamento "Green Hill" di Montechiari, ma la mozione che ha presentato al Consiglio regionale della Lombardia suona come una campana a morto per questo stabilimento che da anni è nel mirino delle associazioni animaliste e, da qualche tempo, anche in quello degli abitanti di Montechiari che "spontaneamente e trasversalmente ai movimenti politici" hanno iniziato a protestare  chiedendone a gran voce la chisura.

'Bossi il giovane', alla Giunta lombarda, con la mozione 106  ha chiesto espressamente d'impegnarsi per: «restringere al massimo la possibilità di utilizzare animali per la vivisezione; limitare al massimo la presenza sul suolo lombardo di strutture di allevamento e detenzione di animali destinati alla ricerca e alla vivisezione; incentivare con ogni mezzo la sperimentazione senza l’utilizzo di animali (...)». Il giovane Bossi non esclude, inoltre, di presentare, sul tema, un Progetto di legge che impegni definitivamente la Lombardia e l'Italia. Stupore e plauso hanno accompagnato l'atto parlamentare.

Come vede il dott. Massimo Tettamanti, Consulente scientifico ATRA, CEO dell'I-CARE, International Center for Alternative in Research and Education Advisor del Mahatma Gandhi Center del governo indiano e Consulente per la revisione del Decreto 116/92 del governo italiano, quest'accelerazione? «Ben venga la discussione da parte di un'opinione pubblica attenta e informata. Ben venga il fatto che diventi argomento di interesse nelle competenti sedi istituzionali. Ben venga che politici di tutti gli schieramenti diano segnali contro un inutile e superato utilizzo di animali a scopo sperimentale. A seguito dell'approvazione della direttiva europea l'Italia deve impegnarsi per promulgare una legge nazionale sull'argomento. Questa legge è già pronta, preparata in passato da un tavolo di specialisti pro e contro la vivisezione, che hanno raggiunto una mediazione. Grazie al nostro lavoro è ora possibile - prosegue Tettamanti - ottenere in tempi rapidi divieti assoluti senza deroghe di alcuni esperimenti vivisettori, una diversa e più controllabile burocrazia e una maggiore attenzione a metodi scientifici innovativi che non usano animali. La politica italiana può limitarsi a proclami o proposte di legge che poi spesso finiscono in un cassetto come in passato oppure può modificare la realtà nazionale e locale con moderne legislazioni che diventerebbero un nuovo stimolo giuridico anche per nazioni limitrofe, come la Svizzera, che percentualmente risultano essere ampiamente e decisamente più vivisettorie». Già perchè non dobbiamo dimenticare che anche la Svizzera pratica la vivisezione e gli animali "sperimentati", da noi, sono circa 600 mila ogni anno (900 mila in Italia).

fonte notizia http://plus.cdt.ch

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